Nessuno pensa che possa tornare il fascismo storico, il regime dittatoriale dell’olio di ricino e del
manganello, delle camicie nere e del fez. Ma il successo elettorale e l’arrivo al governo degli eredi
diretti di un partito fondato dai reduci del Partito nazionale fascista e della Repubblica sociale
italiana ha spalancato scenari imprevedibili fino a poco tempo fa e tuttora impensabili in gran parte d’Europa.
Nell’Italia del 2024, in parlamento, al governo, ai vertici di istituzioni statali ci sono persone che celebrano le ricorrenze e le personalità del Ventennio, manifestano apertamente la loro allergia a tutto ciò che sa di antifascismo, assorbono e diffondono l’antisemitismo e il razzismo
compendiati nel mito complottista della “sostituzione etnica”, si impegnano per limitare i diritti di donne, gay, lesbiche, persone transgender e famiglie non tradizionali, intrattengono relazioni pericolose con gruppi apertamente neofascisti e neonazisti che glorificano e praticano la violenza verbale e fisica. Quello di Paolo Berizzi è il racconto di un ritorno: il ritorno della Bestia, nella forma di un fascismo pop che si confonde con un senso comune eternamente fascista.
È la storia della lenta transumanza, nell’Italia repubblicana uscita dalla Resistenza, dell’“Idea” – la parola in codice con cui i camerati vecchi e nuovi si riferiscono al fascismo – incarnata nella fiamma tricolore del Movimento sociale ancora presente nel simbolo di Fratelli d’Italia; e poi dello sdoganamento da parte di Berlusconi e del disperato tentativo di sorpasso a destra messo in opera dalla Lega di Salvini.
Ma è anche il tentativo di capire dove sta andando l’Italia che ha portato al governo Giorgia
Meloni. “Se un governo ha risvegliato il peggio di un Paese occorre riflettere. Se ciò che sembrava
dimenticato è tornato a bussare, pure. Se le lancette della storia rischiano di farci tornare indietro e sul Paese si allungano ombre nere, o si inverte la rotta, o potrebbero arrivare brutte sorprese.”
Paolo Berizzi
È laureato in Filosofia all’Università Statale degli Studi di Milano, ha iniziato l’attività giornalistica a 17 anni, durante gli studi liceali.
Nel 2000, dopo numerose esperienze in altre testate giornalistiche e radiofoniche, viene assunto a “La Repubblica”, divenendo inviato speciale nel 2009. Scrive di cronaca e politica ed è autore di numerose inchieste, interviste esclusive e scoop. Per “Repubblica” si è occupato a lungo, tra i vari temi, di contraffazione e sofisticazione alimentare, lavoro nero e caporalato, terrorismo di matrice islamica, criminalità organizzata, devianza giovanile, droga, narcotraffico. Tuttavia, è conosciuto soprattutto per il suo lavoro di indagine sul neofascismo.