Sono vite che si muovono su un piano inclinato. Quando manca la prospettiva, esiste solo il presente, e ci si cade dentro come fosse un precipizio. L’affitto da pagare. La bolletta della luce.
Trovare i soldi per il dentista e trovare un senso, un po’ di bellezza. Di mese in mese. Un eterno presente. Vite declinanti, senza riparo. Esistono i salvati e gli altri, questo incontro è per gli altri. In un tempo in cui conta soltanto chi vince, e la vittoria consiste nell’arricchimento e nella notorietà, tutti gli altri perdono. E perdono anche il diritto alla soddisfazione, alla bellezza, alla pace. È saltatoil paradigma che sorreggeva il secolo scorso.
Inoltre, nella nostra società il lavoro è stato a lungo considerato ciò che ci definisce, il fondamento della nostra identità.
Addirittura qualcosa su cui è possibile, come ricorda la nostra Costituzione, fondare una Repubblica. Negli ultimi anni però, e in particolare dopo la pandemia, qualcosa sembra essere cambiato: milioni di persone in tutto il mondo hanno deciso di lasciare il proprio posto di lavoro.