Ermanno Cavazzoni
MaterGratiæ — 4 Maggio ore 21:00
Breve storia della disperazione
L'ironia per Ermanno Cavazzoni è un pensiero fisso da sviscerare in ogni sfumatura: scrittore caratterizzato da una comicità leggera, una sottilissima ironia e una tendenza all’invenzione fantastica. Le sue opere presentano una svagatezza visionaria che meraviglia di continuo e fanno ricorso a una vena di follia che può assumere di volta in volta toni comici, lunari, surreali e grotteschi. Nel mondo narrativo di Cavazzoni, geniale inventore di personaggi mattoidi e irregolari e di situazioni assurde e paradossali, una componente fondamentale è quella della stramberia. Nel suo Breve storia della Disperazione Cavazzoni attraverserà i territori della disperazione in letteratura, con uno sguardo particolare alla letteratura comica, con brevi letture finali”, anche dal romanzone fantascientifico di recentissima uscita di Cavazzoni, La galassia dei dementi.
Bio
Reggio Emilia 1947, Scrittore. Insegna Estetica all'università di Bologna. Nelle sue storie predomina il gusto del paradosso e l'attenzione a figure marginali ed eccentriche che meglio rappresentano la visionarietà dell'esistenza umana. Al suo romanzo più noto, “Il poema dei lunatici” si è ispirato Federico Fellini per il soggetto del film “La voce della luna”. Ha scritto anche “Le tentazioni di Girolamo”, “I sette cuori”, “Vite brevi di idioti”, “Cirenaica”, “Gli scrittori Inutili” “Il limbo delle fantasticazioni”, “Guida agli animali fantastici”. Il suo ultimo Romanzo è “Lagalassia dei dementi” (La Nave di Teseo). È membro dell'OpLePo ed è stato co-direttore della rivista Il Semplice (Feltrinelli, 1995-96) e de Il Caffè Illustrato (dal 2001). Nel 2007, insieme con alcuni amici (Gianni Celati, Ugo Cornia, Jean Talon) ha dato vita alla collana di narrativa "Compagnia Extra" per la casa editrice Quodlibet. Di sé dice: «Per tutto il tempo che ho dedicato a scrivere nella mia vita dovrei essere miliardario. E invece su per giù sono un cittadino della fascia media di reddito, o medio-bassa vista la ricchezza generale che c’è. Ma non sono pentito».
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